Grazie alla relativa solidità dei bilanci, gli emittenti corporate sono in grado di sostenere la pressione e non stanno affrontando un ciclo di downgrade pronunciato, con il rallentamento di crescita e domanda.
Oltre al benessere generale delle aziende, la loro propensione ad assumere rischi è chiaramente ridotta. Nelle fasi di espansione, le aziende spesso contraggono ulteriori debiti per finanziare fusioni e acquisizioni (M&A) o incrementare le distribuzioni agli azionisti. Quando il ciclo entra in fase discendente, le aziende possono ritrovarsi eccessivamente indebitate o con liquidità troppo scarsa. Oggi però sono poco propense a contrarre prestiti per finanziare operazioni di M&A.
In effetti, ci sono i margini per un aumento di tale propensione, senza che questo si ripercuota sui rating. Anche se la politica finanziaria collettiva delle aziende diverrà probabilmente più aggressiva nei prossimi 12 mesi, ci aspettiamo che i miglioramenti nei profili creditizi supereranno i deterioramenti in quasi tutti i settori investment grade. Questa previsione si pone in continuità con una tendenza recente: nella prima metà del 2022 le revisioni al rialzo dei rating hanno superato i declassamenti di oltre 2 a 1.
I fattori tecnici sono destinati a migliorare
Oggi le dinamiche di domanda e offerta sono un pezzo meno ovvio del puzzle delle prospettive generali. Ma in base alla nostra analisi, le crescenti preoccupazioni legate alle vendite di asset delle banche centrali potrebbero essere infondate. Ad esempio, la Federal Reserve non è mai stata molto attiva nel mercato delle obbligazioni corporate investment grade USA, pertanto con l’abbandono del quantitative easing è improbabile che le sue vendite si ripercuotano sui mercati.
Per contro, la Banca Centrale Europea (BCE), se liquiderà il suo enorme portafoglio di obbligazioni corporate investment grade, potrebbe inondare il mercato del credito europeo. Ma lo farà? Secondo noi no. Nel 2018, le banche centrali hanno prematuramente concluso i loro programmi di acquisto di titoli di Stato, per poi doverli riprendere poco dopo. La BCE non vorrà ripetere questo scenario, che minaccerebbe la stabilità del mercato in un contesto di rallentamento della crescita. Piuttosto, la BCE potrebbe mantenere le sue obbligazioni corporate investment grade e addirittura reinvestire il flusso di cassa nel mercato del credito IG, offrendo ulteriore stabilità al settore creditizio europeo.
E per quanto riguarda la domanda? Molti investitori rimangono in disparte, avendo sottopesato per anni l'obbligazionario nelle loro asset allocation a causa dei rendimenti eccezionalmente bassi. Ci aspettiamo che le obbligazioni corporate investment grade saranno il primo naturale passo degli investitori nel mercato, grazie al livello di rendimento molto più interessante che offrono attualmente. Questo posiziona il settore corporate per un rally. Di fatto i flussi di obbligazioni corporate si sono già stabilizzati e potrebbero essere sull’orlo di un’inversione.
Molti elementi a favore
In breve, anche in caso di una possibile recessione, ci sono segnali molto promettenti per le obbligazioni corporate IG globali. Le valutazioni sono interessanti. I bilanci sono solidi, i free cash flow sono in espansione, la redditività è in aumento, le politiche finanziarie delle imprese sono relativamente prudenti. Di fatto, i fondamentali non sono mai stati così robusti alla vigilia di un rallentamento economico. Perfino le dinamiche di domanda e offerta potrebbero essere favorevoli.
A nostro avviso, gli investitori creditizi dovrebbero fidarsi dei segnali e saltare a bordo. Raramente abbiamo visto un momento migliore per investire in obbligazioni corporate investment grade.