Rendimenti così elevati possono apparire anomali. Ma la vera anomalia nella storia della finanza è stata l’era dei rendimenti quasi azzerati che ha lasciato gli investitori affamati di reddito. Riteniamo infatti di essere tornati a un’era di tassi di interesse strutturalmente più elevati. Gli investitori possono ora attingere a fonti di reddito resilienti che per molti anni sono state estremamente difficili da individuare. E se da un lato la strada per l’aumento dei rendimenti è stata accidentata, ce la siamo comunque lasciata alle spalle.
Gli indicatori creditizi avvalorano la tesi delle obbligazioni corporate
Solitamente lo spettro di una recessione spaventa gli investitori, inducendoli ad abbandonare il debito societario. I fondamentali creditizi tendono a indebolirsi prima di una fase di rallentamento, innescando un ciclo di declassamenti e default quando la crescita e la domanda decelerano ulteriormente. Oggi, tuttavia, la situazione è diversa.
Gli emittenti sono in una situazione finanziaria migliore rispetto alle recessioni del passato, in parte perché il mercato corporate ha attraversato un ciclo di default solo due anni fa, con l’arrivo della pandemia. A sopravvivere sono state le imprese più forti, che negli ultimi due anni hanno gestito bilanci e liquidità in modo prudente, anche a fronte di un miglioramento della redditività.
I tassi di copertura degli interessi per le società investment grade e high yield sono i più solidi registrati negli ultimi 15 anni. Anche gli altri indicatori di solidità dei fondamentali – indici di leva, rapporto tra flussi di cassa disponibili e debito e margini EBITDA – sono eccezionalmente solidi in base alla media storica. Pur prevedendo un indebolimento di questi indicatori, non ci aspettiamo un calo tanto drammatico da determinare un’ondata violenta di default e declassamenti.
Oltre a questo, dall’inizio della pandemia gli emittenti high-yield sono impegnati ad estendere il proprio ventaglio di scadenze. Questo significa che non vi è a breve il rischio per le imprese di ritrovarsi con una grossa parte delle proprie emissioni obbligazionarie che giunge a scadenza e la conseguente necessità di contrarre nuovi debiti ai tassi prevalenti. In effetti, solo il 20% del mercato arriverà a scadenza entro la fine del 2025, mentre la maggior parte delle emissioni scadrà tra il 2026 e il 2029. Questo consentirà di avere una sorta di valvola di sfogo su cui contare all’aumentare dei rendimenti, perché le scadenze graduali ed estese attenuano l’impatto del rialzo dei rendimenti sulle imprese.
Strategie per il 2023: pazienza, flessibilità, equilibrio
Ecco come gli investitori attivi possono affrontare con successo il contesto attuale:
1. Cercare protezione dall’inflazione. Gli strumenti di protezione esplicita dall’inflazione, come i Treasury Inflation-Protected Security e i CPI swap, possono avere un ruolo utile all’interno dei portafogli. Se le banche centrali avranno successo, l’inflazione potrebbe attestarsi su un intervallo compreso tra il 2% e il 4%, più alto dei decenni passati ma molto inferiore rispetto al 2022. In altre parole, il 2% di inflazione che veniva generalmente considerato un tetto massimo dalla US Federal Reserve e dalla Banca Centrale Europea diverrebbe nei prossimi anni una soglia minima.
2. Orientarsi verso il credito. Oggi gli asset rischiosi offrono rendimenti molto più elevati rispetto agli ultimi anni: un’opportunità che gli investitori aspettavano da tempo per fare il pieno. Gli “strumenti con spread” come le obbligazioni corporate investment grade e high yield e i titoli cartolarizzati, tra cui CMBS e CRT, possono offrire protezione dall’inflazione fornendo un flusso di reddito corrente più elevato.
Ma non tutti gli asset rischiosi sono ugualmente interessanti. Ad esempio, se da un lato le valutazioni del debito dei mercati emergenti appaiono interessanti, i mercati emergenti sono particolarmente in difficoltà per il rallentamento della crescita globale e l’aumento dell’inflazione. Un’attenta selezione dei titoli rimane dunque fondamentale.
3. Non abbandonare la duration. Orientarsi verso il credito non significa azzerare la duration, o il rischio di tasso d’interesse, che nella giusta misura può contribuire alla performance.
4. Privilegiare un approccio bilanciato. Tra le strategie attive più efficaci, ci sono quelle che abbinano i titoli di Stato e altri asset sensibili ai tassi di interesse con asset creditizi orientati alla crescita in un unico portafoglio gestito in modo dinamico. Questo approccio può aiutare gli asset manager a gestire l'interazione fra rischio di tasso e rischio di credito e a prendere decisioni migliori su come procedere in un dato momento. La capacità di bilanciare gli asset con correlazioni negative fra loro contribuisce a generare reddito e rendimento potenziale, limitando la portata dei ribassi quando gli asset più rischiosi vengono venduti.
5. Essere agili. I gestori attivi dovrebbero prepararsi a operare in modo dinamico per trarre vantaggio dalla rapida evoluzione delle valutazioni e delle opportunità mentre altri investitori reagiscono alle notizie del momento. In generale, gli approcci multisettoriali globali all’investimento sono adatti a un mercato economico e finanziario dinamico, poiché gli investitori possono monitorare le condizioni e le valutazioni e prepararsi a modificare la composizione del portafoglio quando le condizioni lo richiedono.
L’anno che ci aspetta sarà ricco di sfide e opportunità. Affrontando il mercato con tranquillità, gli investitori obbligazionari possono gestire serenamente l’incertezza, sfruttare i rendimenti più elevati e posizionare i portafogli per prosperare nel corso dell’anno.