Azioni europee: quali ricadute avrà il programma "America First"?

21 gennaio 2025
4 min read
Thorsten Winkelmann| Chief Investment Officer—European and Global Growth Equities
Marcus Morris-Eyton| Portfolio Manager—European and Global Growth Equities

I mercati azionari europei sembrano vulnerabili alle conseguenze delle nuove politiche USA, ma alcune aziende danno motivo di speranza.

Le aziende europee si trovano di fronte a una serie di nuove sfide poste dall'orientamento politico della prossima amministrazione Trump. Tuttavia, siamo dell'avviso che le imprese europee dotate delle giuste caratteristiche aziendali possano andare a gonfie vele con il nuovo regime e offrire un potenziale di rendimento sottovalutato.

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso di varare una serie di misure politiche che potrebbero causare problemi alle aziende di tutto il mondo. È troppo presto per dire se alcune delle più aggressive politiche commerciali annunciate da Trump siano una tattica di negoziazione o un obiettivo politico vero e proprio. Nella prima serie di ordini esecutivi firmati subito dopo l'insediamento, Trump non ha introdotto nuovi dazi sull'Europa. Tuttavia, ha minacciato di farvi ricorso se l'Unione europea non acquisterà maggiori quantità di petrolio e gas dagli Stati Uniti. In ogni caso, le imprese europee sanno che l'agenda politica di Trump potrebbe renderle molto meno competitive rispetto alle omologhe statunitensi.

Per gli investitori azionari europei, la difficoltà sta nell'individuare le aziende che riusciranno a competere efficacemente nonostante i maggiori ostacoli. Ad esempio, le società con un forte pricing power e operazioni "local for local" saranno molto meno vulnerabili a potenziali dazi. Crediamo che gli investitori, servendosi di criteri chiari per trovare le aziende in crescita di alta qualità, possano individuare società con maggiori chance di distinguersi in positivo e superare gli ostacoli posti dalle politiche economiche.

Dazi e scambi commerciali: alcune aziende sono meno esposte di altre

Ancor prima del suo insediamento Trump ha detto chiaramente che nel mirino dei dazi, oltre alla Cina, c'è anche l'Europa. Solo il tempo dirà se le minacce sul fronte commerciale si concretizzeranno. Tuttavia, gli investitori devono prepararsi alla possibilità che Trump passi dalle parole ai fatti e che un governo repubblicano unificato promuova il reshoring dell'industria manifatturiera statunitense.

Cosa comporta tutto questo per le aziende europee? Dipende. A nostro avviso, le imprese del Vecchio Continente che hanno già ottimizzato le catene di fornitura in risposta agli shock subiti durante la pandemia di COVID-19 saranno maggiormente in grado di continuare a generare crescita degli utili. In alcuni casi, le aziende con modelli di business di alta qualità e posizioni dominanti nei rispettivi settori avranno minori difficoltà a ottimizzare le proprie supply chain per ovviare ai rincari dovuti ai dazi.

Un buon esempio è quello del produttore tedesco di abbigliamento sportivo Adidas, che negli ultimi anni ha spostato parte degli approvvigionamenti dalla Cina ad altri paesi per ridurre i rischi di dazi e di interruzioni della catena di fornitura. Forte di un marchio rinomato a livello globale e di un modello di business di alta qualità, Adidas ha stretto relazioni efficaci con nuovi fornitori asiatici in tempi relativamente brevi, il che dovrebbe consentirle di mitigare l'impatto di nuovi dazi statunitensi sulla Cina o sull'Europa, che accrescerebbero il costo dei suoi prodotti per i consumatori USA.

Alcune società europee hanno operazioni negli Stati Uniti e potrebbero persino beneficiare dei dazi statunitensi, in particolare nel settore industriale. È questo, ad esempio, il caso di Diploma, un'impresa industriale diversificata con sede nel Regno Unito, che genera circa la metà dei suoi ricavi negli USA, con il 75% degli input di provenienza locale. I dazi, quindi, non dovrebbero intaccare gli utili statunitensi dell'azienda, mentre i concorrenti che si approvvigionano in Cina saranno molto più vulnerabili. Analogamente, Beijer Ref, produttore industriale di sistemi di riscaldamento e raffreddamento, gode di una crescita sostenuta negli Stati Uniti, dove le sue operazioni si basano su fornitori locali, per cui i dazi non rappresentano una minaccia.

Le imprese di qualità possono affrontare meglio la situazione

Sebbene i dazi possano provocare un brusco aumento dei costi, che vengono spesso trasferiti sui clienti, non tutte le imprese europee vedranno immediatamente diminuire la domanda. Gli effetti dipenderanno da molti fattori, tra cui la posizione di mercato e il pricing power dell'azienda.

Le imprese con posizioni dominanti in mercati di nicchia potrebbero riuscire a sopportare un aumento non eccessivo dei dazi. Ad esempio, la danese Coloplast produce dispositivi medici, come cateteri e sacche per colostomia, per una clientela consolidata che potrebbe essere disposta a pagare di più per questi prodotti speciali, anziché cambiare brand.

Che dire dell'economia europea?

Naturalmente, l'economia europea potrebbe risentire delle politiche della nuova amministrazione USA, che mira a promuovere la crescita degli Stati Uniti. Tuttavia, per alcune imprese, il fatto di aver sede in Europa non comporta necessariamente una maggiore esposizione ai rischi della regione.

Un valido esempio proviene dal settore industriale. Consideriamo Atlas Copco, un gruppo multinazionale svedese che fornisce strumenti, attrezzature e servizi a imprese manifatturiere, estrattive ed edili. Dato che oltre il 70% dei suoi ricavi proviene da paesi extraeuropei, Atlas Copco non è eccessivamente esposta alle difficoltà economiche della regione. Grazie alla sua struttura decentralizzata, con più di 450 centri di assistenza in oltre 180 paesi, l'azienda ha diverse leve su cui agire per contrastare le condizioni avverse in un particolare mercato. La redditività regolare che ha dimostrato in passato le fornisce un'ulteriore protezione contro una potenziale debolezza economica.

La resilienza degli utili dovrebbe essere premiata

Società come quelle che abbiamo descritto offrono agli investitori fonti di crescita degli utili slegate dalle tendenze macroeconomiche. La nostra ricerca dimostra che la crescita regolare degli utili è il driver più affidabile dei rendimenti azionari di lungo periodo nella maggior parte dei settori in Europa (cfr. Grafico). 

La crescita degli utili è tendenzialmente un efficace indicatore del potenziale di rendimento delle azioni
Bar chart shows annualized 10-year earnings growth and returns for MSCI Europe sectors.

Le performance passate e l’analisi del contesto attuale non sono garanzia di risultati futuri.
EPS: earnings per share (utile per azione). 
Al 31 dicembre 2024
Fonte: FactSet, MSCI e AllianceBernstein (AB)

Naturalmente, in questo periodo di cambiamenti politici provenienti dall'estero e di instabilità politica sul fronte interno, l'Europa si trova ad affrontare sfide imponenti. Tuttavia, la relazione che intercorre tra politica, crescita economica e risultati aziendali è raramente lineare. Riteniamo che le politiche della seconda amministrazione Trump avranno una serie variegata di ramificazioni, con diversi vincitori e vinti tra le aziende statunitensi e internazionali.

Per chi investe in azioni europee, l'approccio per trovare imprese resilienti dovrebbe essere sempre lo stesso, a dispetto dell'evoluzione del quadro macro, politico e di mercato. Basta perseguire in modo disciplinato la ricerca di aziende con modelli di business durevoli senza perdere di vista le ricadute dei cambiamenti di policy. Le imprese europee in grado di superare le turbolenze politiche future potrebbero offrire un potenziale di rendimento sottovalutato in quello che si prospetta essere un periodo di volatilità. 

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