L’analisi storica e le stime attuali non sono garanzia di risultati futuri.
Al 31 marzo 2024 | Fonte: BIS e AB
Market Matters
Le forze che negli ultimi decenni hanno dato impulso alle allocazioni nei mercati privati sono ancora attive; semmai, si sono rafforzate. Con gli investitori alla ricerca di performance elevate in termini reali e opportunità di diversificazione, queste allocazion sono destinate a proseguire.
Non è possibile determinare in modo isolato il ruolo giocato dai mercati privati nell'asset allocation: il quadro macro ha in questo una notevole influenza. A nostro parere, il mondo post-pandemia presenta un nuovo equilibrio macroeconomico che richiede una risposta adeguata.
Le principali caratteristiche di questo nuovo regime sono:
un'inflazione che si assesterà su livelli più alti della media pre-pandemia, alzando l'asticella per gli investitori che desiderano mantenere il proprio potere d'acquisto
una crescita potenzialmente inferiore alla norma degli ultimi decenni e maggiori pressioni sulla redditività aziendale derivanti dalla deglobalizzazione, dal calo della popolazione in età lavorativa e dal crescente potere contrattuale dei lavoratori
una minore efficacia delle obbligazioni quale elemento di diversificazione dei portafogli, come ricordato agli investitori dalla spiacevole esperienza del 2022
A nostro avviso, questo nuovo regime si tradurrà probabilmente in una maggiore domanda di asset privati, in particolare di credito.
Alla domanda di asset privati da parte degli investitori fanno da contraltare condizioni favorevoli dal lato dell'offerta. La ritirata dei fornitori tradizionali di credito (vale a dire le banche), in atto da diversi anni, si è intensificata. Considerando il quadro normativo, è molto improbabile che la quota dei prestiti bancari sul totale del credito erogato a imprese ed altre entità possa aumentare.
È facile, dunque, che si assista a un ulteriore spostamento strutturale della domanda verso i finanziatori non tradizionali, con una possibile spinta pluriennale in favore del private credit.
Negli Stati Uniti la quota del credito fornito da finanziatori non bancari ha superato quella delle banche a metà degli anni '80; da allora, tutta la crescita del credito netto (in percentuale del prodotto interno lordo) proviene dal settore non bancario.
I finanziatori alternativi hanno tutte le carte in regola per trarre vantaggio da queste dinamiche: da un lato si rivolgono a una base di investitori con orizzonti temporali più lunghi, dall'altro possono fornire ai debitori soluzioni più flessibili e personalizzate, come pure una maggiore protezione tramite i covenant, ossia i termini o condizioni dei finanziamenti.
Siamo consapevoli della presenza di criticità congiunturali, in quanto il rallentamento della crescita implica un aumento dei tassi di default e l'afflusso di capitali si traduce in un minore premio di illiquidità. Tuttavia, viste le esigenze degli investitori con un orizzonte di lungo termine, scorgiamo ottimi motivi per investire nel private credit.
L’analisi storica e le stime attuali non sono garanzia di risultati futuri.
Al 31 marzo 2024 | Fonte: BIS e AB
A differenza del credito tradizionale, la maggior parte del private credit presenta una struttura a tasso variabile.
Ne consegue che le performance attese possono diminuire con i tassi d'interesse, ma soprattutto che, sul lungo periodo, il credito privato offre una copertura contro un aumento inatteso dell'inflazione futura, una caratteristica che ci sembra molto interessante nell'attuale contesto macro. I rendimenti del credito privato sono interessanti rispetto alla media storica. Secondo Cliffwater, LLC, i prestiti diretti rendono attualmente il 12%.
Al 26 settembre 2024
I rendimenti del credito privato sono interessanti rispetto alla media storica.
A nostro avviso, la capacità delle obbligazioni di fornire diversificazione rispetto alle azioni è diminuita se paragonata agli ultimi decenni, e gli asset privati potrebbero sopperire a tale ruolo. Tuttavia, è importante definire la diversificazione nel modo giusto.
La diversificazione assumerà un'importanza ancora maggiore se le obbligazioni non potranno più assolvere a questo compito in modo altrettanto efficace. Gli asset privati possono essere d'aiuto in questo. Tuttavia, il fatto che tali strumenti non siano soggetti al mark-to-market fornisce solo una parvenza di diversificazione; quella vera deriva invece dalla capacità degli investitori di acquistare flussi di rendimento non disponibili sui mercati pubblici. Il settore immobiliare e le infrastrutture green, ad esempio, sono strettamente collegati all'economia reale, e sarebbe molto difficile, se non impossibile, assumere un'esposizione a questi due segmenti dell'economia attraverso i soli mercati pubblici.
Negli ultimi vent'anni la maggior parte dei flussi di investimenti nei mercati privati ha riguardato il private equity. Questo segmento ha fornito finora rendimenti straordinari, ma crediamo che gli investitori dovrebbero ridimensionare le loro aspettative future.
Storicamente il principale punto di forza delle società di private equity risiede nella loro capacità di rilevare aziende a multipli di valutazione interessanti, ma oggi queste operazioni sono diventate meno redditizie. Secondo Preqin, tra la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2000 la mediana globale del rapporto EV/EBITDA delle imprese candidate a un buyout si è attestata a meno di 6x, ma nel 2022 era salita a 11,4x.
Gli operatori di private equity, inoltre, fanno ampio ricorso alla leva finanziaria, ma il contesto estremamente favorevole di rendimenti in calo osservato negli ultimi decenni è ormai un ricordo. I maggiori multipli di partenza e il maggior costo del debito porranno un freno alle performance future.
Infine, le disponibilità liquide (costituite dai capitali impegnati ma non investiti) degli operatori di private equity continuano a segnare nuovi record ogni anno; secondo Preqin, alla fine del settembre 2023 avevano raggiunto quasi 2.800 miliardi di dollari. Con tutti questi capitali che si contendono un numero limitato di investimenti, la concorrenza si sta intensificando.
Nonostante la rapida crescita registrata negli ultimi anni, il private credit rappresenta ancora una quota piuttosto esigua dei portafogli degli investitori istituzionali, segno che vi è ampio spazio per un aumento delle allocazioni. L'esistenza di un premio di illiquidità per gli investimenti di private equity in questa fase è in dubbio. D'altro canto, riteniamo che il private debt offra ancora un premio non trascurabile che può essere più facilmente valutato in anticipo.
Quindi, pur essendo convinti che il private equity rimarrà una parte fondamentale delle allocazioni negli asset privati, crediamo che le nuove allocazioni dovrebbero andare principalmente verso il private credit.
L’analisi storica e le stime attuali non sono garanzia di risultati futuri.
Al 30 marzo 2024 Fonte: Preqin e AB
Crediamo che le nuove allocazioni dovrebbero andare principalmente verso il private credit.
Market Matters
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